Il Brasile occupa la terza posizione mondiale per numero di animali domestici, con una popolazione di 149,6 milioni di animali, secondo il censimento dell’Istituto Pet Brasil (IPB). Con il 30% delle famiglie composte da “genitori di animali domestici”, aumentano le cosiddette famiglie multispecie, che scelgono di avere animali domestici invece di figli.
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Izabella Melo, professoressa di psicologia presso il Centro Universitario di Brasília (CEUB), commenta che questa nuova configurazione riflette la trasformazione delle dinamiche sociali, sottolineando che il fenomeno della scelta di non avere figli, sebbene distinto, è spesso legato all’adozione di animali domestici.
Problemi finanziari, la mancanza di una rete di supporto e anche preoccupazioni riguardanti i cambiamenti climatici hanno portato molte coppie a scegliere di non avere figli. Questa decisione, spiega la psicologa, può anche riflettere esperienze personali negative, come esperienze di abusi o negligenza nell’infanzia. “Ci sono persone che, avendo svolto ruoli attivi nella crescita dei fratelli più piccoli, scelgono di cambiare la relazione di causalità lineare e di scegliere gli animali domestici come forma di cura senza necessariamente avere figli”.
Secondo Izabella Melo, l’adozione di animali come membri della famiglia riflette un movimento contemporaneo che va oltre la semplice compagnia. Le famiglie multispecie sono anche legate a riflessioni sui diritti degli animali e al riconoscimento del benessere psicologico ed emotivo che la convivenza con gli animali può offrire. “Le nozioni di famiglia si sono evolute, privilegiando legami di affinità e convivenza. Questo permette di osservare diverse configurazioni familiari, come le famiglie multispecie”, afferma.
La docente del CEUB rivela che, nella pratica, questa integrazione si manifesta nella cura quotidiana, nella pianificazione finanziaria e nell’inclusione degli animali nei rituali familiari, come celebrazioni e attività ricreative. “Gli umani che compongono queste famiglie legittimano gli animali come membri della famiglia, inserendoli nelle routine quotidiane e persino nelle pianificazioni finanziarie”, sottolinea la professoressa.
Anche se alcune coppie si riferiscono ai loro animali domestici come “figli”, Izabella Melo chiarisce che questa analogia riflette più la profondità dell’affetto che una vera equivalenza con la genitorialità umana. “Le coppie che chiamano i loro animali ‘bambino’ o ‘figlio’ lo fanno come un modo per esprimere l’importanza emotiva dell’animale, ma riconoscono le differenze tra crescere un animale domestico e un bambino”, spiega.
Secondo l’esperta, sebbene la convivenza con gli animali possa rafforzare i legami coniugali attraverso lo sviluppo di progetti comuni, può anche generare conflitti se non vi è una chiara divisione delle responsabilità. “Quando i proprietari di animali domestici non sono organizzati riguardo alle mansioni quotidiane, come la pulizia, l’alimentazione e le cure veterinarie, questo può causare tensioni nella relazione di coppia”, avverte.
Benefici psicologici
Secondo la docente del CEUB, la presenza di animali domestici nelle famiglie porta benefici psicologici, specialmente legati allo scambio affettivo e allo sviluppo di progetti comuni. Le coppie riferiscono che prendersi cura degli animali rafforza la relazione, favorendo una dinamica di collaborazione e responsabilità condivisa. “Per molti, l’esperienza di prendersi cura di un animale serve come una sorta di ‘prova’ per valutare la capacità di condividere responsabilità, il che può preparare la coppia alla futura genitorialità”.
L’accettazione degli animali domestici negli ambienti familiari influenza la dinamica della convivenza: “Alcune coppie scelgono di portare i loro animali agli incontri sociali, come grigliate e feste, mentre altre evitano queste situazioni perché non si sentono a loro agio con l’accoglienza degli animali”.
Le coppie con alti livelli di istruzione formale e status socioeconomico sono il profilo più comune di coloro che decidono di avere animali domestici invece di figli. “La società brasiliana, sebbene porti con sé certi stigmi, sta gradualmente riconoscendo e accettando le nuove configurazioni familiari, riflettendo un’evoluzione nelle percezioni dei legami affettivi e della convivenza”.
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